Che cos’è la tiroide?
La tiroide è una piccola ghiandola a forma di farfalla posta immediatamente sotto il pomo di Adamo.
La tiroide è fondamentale per molte funzioni dell’organismo, tra le altre gioca un ruolo chiave nel controllo del metabolismo, nell’utilizzo delle risorse energetiche, nella regolazione della temperatura corporea. La ghiandola svolge la sua funzione attraverso la produzione di due ormoni (T3 e T4), sostanze che, tramite il sangue, raggiungono ogni distretto del nostro organismo.
L’attività della tiroide è regolata da un’altra ghiandola, l’ipofisi, posta alla base del cranio. L’ipofisi produce l’ormone TSH (thyroid – stimulating hormone) che controlla la produzione dei due ormoni tiroidei (fT3 e fT4). Per svolgere la sua funzione la tiroide ha bisogno di un adeguato apporto di iodio, alla base della sintesi degli ormoni. Quando lo iodio è assente dalla dieta o carente, la tiroide soffre e si ingrossa oppure diventa sede di uno o più noduli: tale condizione si definisce gozzo.
Cos’è il tumore alla tiroide?
Il tumore alla tiroide viene considerata una neoplasia rara in quanto costituisce il 2% di tutti i tumori.
Esistono diverse forme di neoplasia, alcune delle quali con alta sopravvivenza: nel caso delle forme differenziate supera il 90% dei casi a 5 anni dalla diagnosi, segnalandosi, quindi, come uno dei tumori con la prognosi più favorevole grazie alla diagnosi precoce e all’efficacia delle terapie disponibili.
Il tumore alla tiroide è raro nei bambini, ma può manifestarsi a qualsiasi età e con maggiore frequenza tra i 25 e i 60 anni, in prevalenza nel sesso femminile.
La forma più frequente è il carcinoma papillare, che rappresenta il 75% dei casi di neoplasia tiroidea. Come la maggior parte di questi tumori ha la sua origine nelle cellule follicolari, le cellule che compongono la complessa architettura del tessuto tiroideo. Il carcinoma papillare ha una crescita lenta e può interessare entrambi i lobi che compongono la tiroide con lesioni anche in più punti (multifocale). In questa tipologia di tumore, le metastasi (cellule tumorali che si allontanano dalla sede di origine) generalmente non si spingono oltre i linfonodi del collo.
La seconda forma per numero di casi è il carcinoma follicolare che rappresenta il 15% del totale dei casi e che presenta maggior tendenza alla diffusione di metastasi a distanza. La massima incidenza è dopo i 50 anni.
Il carcinoma midollare interessa altri due tipi di cellule che compongono il tessuto tiroideo: le cellule parafollicolari o cellule C. Si tratta di un tipo di tumore con una forte componente ereditaria e familiare, come la sindrome neoplastica multipla tipo 2 (MEN2), facilmente inquadrabile con test genetici. Altra spia diagnostica è rappresenta dalla calcitonina, ormone i cui livelli segnalano anomalie del tessuto tiroideo.
Infine il carcinoma anaplastico rappresenta il tumore della tiroide più raro, con meno dell’1% dei casi, ma anche il più aggressivo, come metastasi precoci e a distanza.
Quali sono i fattori di rischio per il tumore alla tiroide?
L’esposizione a fonti radioattive è uno dei fattori di rischio accertato per il carcinoma differenziato della tiroide. Il tumore, infatti, si presenta con più frequenza in soggetti che sono stati sottoposti a sedute radioterapiche al collo o che sono stati esposti alle radiazioni seguite al disastro nucleare di Chernobyl.
La Diagnosi
Il sintomo più comune del tumore alla tiroide è il riscontro alla palpazione o all’osservazione di un nodulo tiroideo. Solo il 3-5% di tutti i noduli tiroidei sono forme tumorali maligne.
Per accertare la natura del nodulo, l’endocrinologo procede ad effettuare altri esami diagnostici:
- In primo luogo si misurano i livelli di circolanti di TSH, fT4 e fT3. L’individuazione degli anticorpi anti Tireoglobulina e anti Tireoperossidasi è importante per stabilire l’eventuale origine autoimmune dell’infiammazione tiroidea.
- L’ecografia al collo è l’esame radiologico principale per valutare la struttura della tiroide, individuare i noduli e stabilirne dimensioni e caratteristiche. Indizi che suggeriscono ulteriori approfondimenti sono la presenza di microcalcificazioni, di vascolarizzazione intra-nodulare e l’irregolarità dei margini del nodulo.
- L’agoaspirato tirodeo è un esame che viene praticato introducendo sotto guida ecografica un sottile ago con lo scopo di prelevare un campione di cellule dai noduli sospetti. È consigliato in presenza di un nodulo sospetto singolo o anche in un gozzo multinodulare. L’esame al microscopio (citologico) delle cellule prelevate consente di distinguere con un buon margine di certezza i noduli benigni da quelli maligni.
- La scintigrafia tiroidea consente di ottenere informazioni preziose sulla funzionalità della tiroide e sulle caratteristiche dei noduli, utili a chiarire i risultati dell’ecografia. Per eseguire l’esame al paziente viene somministrato un farmaco radioattivo (99mTc-pertecnetato) che viene captato dalle cellule tiroidee e fa da tracciante per esaminare il comportamento della ghiandola.
- La misurazione di elevati livelli ematici di calcitonina permette di individuare un carcinoma midollare della tiroide. Quando il risultato è dubbio si può procedere con un test di stimolo con pentagastrina o calcio che viene eseguito in regime di Day hospital.
- Test genetici: in caso di carcinoma midollare si può eseguire uno screening genetico per la ricerca di eventuali sindrome genetiche ad andamento familiare, come la sindrome neoplastica endocrina tipo 2 (MEN2), che possono innalzare il rischio di questo tumore nei consanguinei.
- TAC, Risonanza magnetica (RM) e PET/Ct sono esami diagnostici utili a stabilire lo stadio del tumore e l’eventuale diffusione delle metastasi in altre parti del corpo.
- PET/CT con 18F-DOPA: si tratta di una nuova metodica basata sulla capacità delle cellule neoplastiche di captare e accumulare aminoacidi.
I Trattamenti
Le terapie del tumore della tiroide si suddividono in trattamenti chirurgici e non chirurgici.
Trattamento chirurgico del tumore alla tiroide
Clicca qui per visualizzare quali trattamenti chirurgici sono eseguiti in Humanitas Mater Domini per la cura del tumore alla tiroide.
Trattamento medico del tumore alla tiroide
Clicca qui per visualizzare quali trattamenti medici sono eseguiti in Humanitas Mater Domini per la cura del tumore alla tiroide.
Cosa succede dopo la fine delle terapie (Follow-up)?
La fase successiva all’intervento (follow-up) cambia a seconda del tipo di patologia trattata.
Dopo ogni intervento di tridectomia totale o parziale, i pazienti si devono sottoporre periodicamente a esami el sangue per stabilire i valori di TSH, fT4, fT3 ed, eventualemte, sarà impostata una terapia ormonale sostitutiva.
In caso di tumore, il paziente dovrà fare anche esami strumentali di follow-up (es. Ecografie, TAC) per monitorare un’eventuale ripresa o diffusione di malattie. Ulteriori provvedimenti vengono discussi caso per caso dai clinici responsabili del follow-up endocrinologico/oncologico.
Trials
Studio di Fase I con incremento di dose che prevede la somministrazione orale di S78454, pan-inibitore delle Iston-deacetilasi (HDAC), in combinazione con radioterapia ipofrazionata nei pazienti con tumore solido.
Questo testo è stato redatto dagli specialisti di Humanitas Mater Domini.
Nessuna parte di esso può essere in alcun modo riprodotta per terze parti o da queste utilizzata.
Data di pubblicazione: 29/06/2015