La cistite è un’infiammazione della vescica che si manifesta con sintomi come bruciore vescicale e uretrale, minzione frequente, dolorosa e, talvolta, presenza di sangue nelle urine (ematuria). Si parla di cistite post-coitale quando compare l’infiammazione entro 24-72 ore dal rapporto sessuale.
Questo tipo di cistite è noto fin dall’antichità quando veniva chiamato “Honey Moon Cystitis” o “Cistite della Luna di Miele”, poiché era frequentemente lamentato dalle giovani spose durante il viaggio di nozze, dopo i primi rapporti sessuali, ripetuti e frequenti.
Ce ne parla la dott.ssa Greta Garofalo, ginecologa di Humanitas Mater Domini.
Da che cosa può essere scatenato lo stato infiammatorio?
La cistite può essere scatenata da diversi fattori:
- Infezioni: il germe responsabile, nell’85-90% dei casi, è l’Escherichia Coli
- Variazioni brusche di temperatura. In questo caso si può parlare di “cistite da freddo”
- Rapporti sessuali. Parliamo di cistite post-coitale che, in genere, è legata al trauma meccanico del rapporto sessuale, specie in condizioni di insufficiente lubrificazione vaginale.
Quanto è comune la cistite dopo il rapporto sessuale?
Le cistiti post-coitali rappresentano circa il 4% di tutte le cistiti (cistiti infettive acute e croniche batteriche, virali, fungine,da stress,da freddo, cistiti interstiziali) e il 60% di quelle ricorrenti. Per questo motivo è importante comprendere le cause delle recidive per trattarla efficacemente e prevenirne il ritorno.
Perché il rapporto può provocare una cistite?
I rapporti sessuali sono responsabili del 60% delle cistiti nelle donne e del 40% nelle donne in menopausa. Questo accade principalmente per ragioni anatomiche: la vicinanza tra vescica e vagina rende la vescica vulnerabile ai traumi meccanici, soprattutto durante la penetrazione, in caso di lubrificazione insufficiente.
L’uretra è circondata da una rete di vasi sanguigni che, durante l’eccitazione, si congestionano, creando un “manicotto” ammortizzatore che protegge l’uretra e il trigono vescicale dalla sollecitazione meccanica della penetrazione. Tuttavia, se la donna avverte dolore durante il rapporto o se i muscoli che circondano la vagina sono tesi, le cause anatomiche e ormonali possono amplificare l’effetto negativo sulla vescica. Il dolore, infatti, è uno dei più potenti inibitori della lubrificazione vaginale e della congestione genitale (che normalmente si verifica con l’eccitazione).
La cistite è spesso associata a dolore vulvare (vulvodinia) e vestibolite vulvare (infiammazione dell’introito vaginale). In altri termini, esiste una forte correlazione tra cistiti e sintomi sessuali, come secchezza vaginale e dolore all’inizio del rapporto.
Altri fattori che favoriscono la cistite post-coitale
- Carenza di estrogeni: condizioni quali menopausa, assunzione di terapie ormonali contraccettive e allattamento, rendono la vescica più vulnerabile all’attacco dei germi e più sensibile ai traumi meccanici.
- Stipsi: favorisce le infezioni da Escherichia Coli con il passaggio interno di germi dall’intestino alla vescica (“traslocazione batterica”).
- Eccessiva contrazione dei muscoli del pavimento pelvico (ipertono del muscolo elevatore dell’ano): rende difficile e doloroso il rapporto
- Fattori chimici o fisici: radioterapia e chemioterapia possono aumentare il rischio.
Che cosa succede nella cistite infettiva?
In passato, si pensava che un’infezione fosse presente solo in caso di germi riscontrabili nelle urine. Di conseguenza, in assenza di batteri evidenti, si tendeva a considerare la situazione “normale”, anche se la donna lamentava sintomi significativi. Oggi sappiamo che non è sempre così. Quando l’Escherichia Coli raggiunge la vescica, perde la capsula protettiva che la avvolge e penetra nell’urotelio, lo strato di cellule che riveste l’interno della vescica. Qui il batterio si moltiplica, formando una “comunità batterica intracellulare” o “biofilm patogeno”. Questo biofilm rende i batteri meno accessibili agli antibiotici e alle difese immunitarie, provocando uno stato di infiammazione cronica che rimane in agguato, pronta a reinfettare l’urina non appena le difese immunitarie si abbassino ulteriormente o si presentino fattori scatenanti.
Durante questo processo, l’infiammazione provoca sintomi come:
- Doloroso senso di peso nella zona sovrapubica
- Aumento della frequenza urinaria (la donna si trova a urinare molto spesso, anche fino a 20-30 volte al giorno, con emissione di piccole quantità di urina, aggravando il disagio)
- Dolore durante il riempimento vescicale.
Quali sono le visite ed esami necessari per la diagnosi?
Per una diagnosi accurata è fondamentale valutare se la cistite sia causata esclusivamente dal rapporto sessuale. Diventa quindi necessario indagare i fattori correlati alla sessualità, tra cui il tono dei muscoli perivaginali (la cui tensione potrebbe provocare il trauma che poi scatena l’infiammazione), eventuali disturbi del desiderio o dell’eccitazione.
Successivamente occorre valutare anche gli esiti di alcune visite ed esami, tra cui:
- Esame dell’urina e antibiogramma: per identificare il batterio responsabile.
- Tampone uretrale: se si sospetta un’infezione recidivante.
- Valutazione estrogenica e pH vaginale attraverso una visita ginecologica: blocchi mestruali prolungati per diete o stress (ma anche amenorree del puerperio o della post-menopausa) possono associarsi a cistiti da carenza estrogenica.
Infine, è importante anche accertare le condizioni dell’intestino e valutare clinicamente il partner, ad esempio attraverso un esame colturale del liquido seminale e un tampone uretrale con antibiogramma.
Quali sono le cure e i trattamenti?
La cura della cistite dipende dalla causa scatenante. Il ginecologo può consigliare diverse trattamenti, tra cui:
- Modulazione dell’infiammazione con palmitoiletanolamide: riduce l’iperattività dei mastociti, le cellule di difesa responsabili, in determinate circostanze, dell’infiammazione cronica.
- Trattamento della secchezza vaginale e del dolore ai rapporti.
- Rilassamento dei muscoli perivaginali: auto massaggio, stretching o biofeedback elettromiografico per ridurre contratture.
- Normalizzazione del pH e dell’ecosistema vaginale: con acido borico, vitamina C, lattobacilli, se compromessi da precedenti cicli di antibiotici.
- Terapia per la stipsi: correzione dell’alimentazione e idratazione, o consulenza gastroenterologica (specie in caso di colon irritabile, per la ricerca di intolleranze alimentari, quali glutine, lieviti e lattosio).
- Antibiotici: solo in caso di cistite infettiva e in modo mirato, ossia dopo l’antibiogramma.
- Integrazione di destro mannosio (uno zucchero inerte estratto dalla corteccia di betulla) ed estratti di mirtillo rosso che riducono il potere aggressivo dell’Escherichia Coli nei confronti della mucosa vescicale, e N-acetil-cisteina, che “scioglie” la rete proteica dei biofilm patogeni.
- Cura del partner: in caso di infezioni “a ping-pong”, ossia reciprocamente trasmesse in una sorta di circolo vizioso.
La prevenzione inizia dallo stile di vita. Alcuni consigli
Per prevenire e durante gli episodi acuti e ricorrenti delle infezioni delle vie urinarie il consiglio è adottare uno stile di vita e abitudini corrette, come:
- Bere almeno un litro e mezzo di acqua oligominerale. Bere poco durante la giornata può predisporre maggiormente all’insorgenza delle cistiti e dei calcoli renali.
- Urinare prima e subito dopo il rapporto: non svuotare la vescica prima e dopo il rapporto, può concorrere a facilitare l’insorgenza di cistiti post-coitali.
- Evitare di trattenere a lungo l’urina durante la giornata.
- Non fumare. Il fumo è nocivo anche per la vescica, peggiora i sintomi della cistite, determina uno stato infiammatorio cronico, diminuisce l’efficacia delle cure, predispone al tumore vescicale.
- Praticare una corretta igiene intima.
- Indossare biancheria intima in cotone bianco ed evitare indumenti stretti.
- Fare attività fisica ogni giorno aiuta a potenziare il sistema immunitario e a regolarizzare la funzione intestinale.
- Utilizzare un lubrificante (meglio se a base mucosa): viene consigliato specialmente prima dei rapporti in caso di problemi di secchezza e atrofia vulvovaginale.
Fonti:
AOGOI (ASSOCIAZIONE GINECOLOGI OSTETRICI OSPEDALIERI ITALIANI)
SIGO (SOCIETà ITALIANA DI GINECOLOGIA E OSTETRICIA)
SIM (SOCIETA ITALIANA DI MENOPAUSA)
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