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Tumore al seno. Perché mammografia ed ecografia sono importanti?

Nel 2023, in Italia sono stati stimati circa 60mila nuovi casi di tumore al seno, confermandolo come la neoplasia più frequente nelle donne[1].  

Tuttavia, se diagnosticato per tempo, il tumore al seno può essere curato nell’85% dei casi. Numeri che, ancora una volta, ci fanno capire quanto sia importante sottoporsi ad esami periodici di screening.

La prevenzione primaria e secondaria rappresentano le migliori strategie per vincere questo tumore: il miglioramento dello stile di vita, l’adesione precoce agli screening e l’autopalpazione sono diventati tra gli strumenti più importanti per una diagnosi sempre più precoce.

Individuare questi tumori quando sono ancora in fase iniziale, quando il trattamento chirurgico può essere più spesso conservativo e la terapia adottata più efficace, può portare ad una buona prognosi e un alto tasso di sopravvivenza.

Del tema parla la dottoressa Carmine Fantò, responsabile della radiologia senologica in Humanitas Mater Domini.

Quali sono i principali fattori di rischio del tumore al seno?

I principali fattori di rischio sono:

  • età
  • fattori riproduttivi
  • fattori ormonali
  • fattori dietetici e metabolici
  • stile di vita
  • pregressa radioterapia a livello toracico
  • precedenti displasie o neoplasie mammarie
  • familiarità ed ereditarietà

Quali sono i campanelli d’allarme del tumore al seno?

Nella maggior parte dei casi, il primo sintomo riconoscibile del tumore al seno è un nodulo o un’area ispessita nel seno (nel 90% dei casi non si tratta tuttavia di tumore). Altri campanelli d’allarme possono essere:

  • cambiamenti nella forma o nelle dimensioni di una o di entrambe le mammelle
  • secrezione ematica dal capezzolo
  • rigonfiamenti a livello ascellare
  • avvallamenti, fossette sulla pelle del seno
  • arrossamenti intorno al capezzolo
  • cambio nell’aspetto del capezzolo o retrazione dello stesso
  • alterazione della cute (cute a buccia d’arancia)
  • dolore persistente ingiustificato al seno o all’ascella

Quali sono gli esami che consentono la diagnosi di tumore al seno?

La mammografia è la principale metodica di diagnostica precoce del tumore al seno: consente, infatti, di individuare le lesioni quando non sono ancora rilevabili tramite la palpazione. 

Negli ultimi anni, la mammografia in 3D ha praticamente sostituito quella digitale in 2D, con capacità diagnostiche sempre più accurate. 

Rispetto alla precedente, infatti, questa tecnica è più innovativa e consente di scomporre lo spessore della mammella in tanti strati da 1 mm. Successivamente, un software ricostruisce le immagini e le riproduce in 3D tomosintesi e 2D mammografia standard. La ricostruzione stratificata del seno consente di studiare il tessuto in profondità, mostrando anche i noduli maligni più piccoli, meno percepibili con la mammografia bidimensionale.

La mammografia in 3D ha mostrato un aumento del 41% nel rilevamento di lesioni invasive al seno e una diminuzione fino al 40% dei “falsi positivi”. Una migliore capacità di individuare lesioni di piccole dimensioni, una riduzione degli esami di II° e III° livello (come ago-aspirati, ago-biopsie, mammo-RM) e una maggior identificazione di lesioni espansive.

Nelle mammelle molto dense, tuttavia, è necessario associare alla mammografia l’ecografia mammaria, un esame di secondo livello che completa e integra la diagnosi del primo esame, analizzando il seno e i cavi ascellari tramite una sonda a ultrasuoni che consente di caratterizzare eventuali noduli mammari palpabili o eventuali alterazioni dei linfonodi ascellari.

Ogni quanto bisogna sottoporsi agli esami diagnostici?

In Italia, secondo le linee guida in materia di prevenzione, lo screening mammografico gratuito deve essere offerto ogni due anni a tutte le donne di età compresa tra 45 e 74 anni. Tuttavia, è consigliato sottoporsi alla mammografia già dai 40 anni, a prescindere dalla presenza di sintomi o di familiarità. Sarà il radiologo, in base al quadro clinico della paziente, a indicare la cadenza opportuna con cui eseguire nuovamente l’esame.

Generalmente, le donne con una mammella molto densa, dovranno sottoporsi all’esame mammografico con cadenza annuale. Tuttavia, se la donna, prima della scadenza dovesse presentare dei sintomi clinici sospetti potrà sottoporsi ad una visita senologica  per definire la natura del sintomo clinico, e successiva ecografia. 

Le donne con un seno classificato a bassa densità e quelle che non hanno familiarità con il tumore, possono eseguire la mammografia con un intervallo più ampio, ma mai superiore ai due anni. Anche in questo caso, però, è opportuno prestare la massima attenzione a eventuali sintomi clinici e, in caso di dubbi, contattare tempestivamente lo specialista.

Le donne che presentano una familiarità particolarmente rilevante (come tre episodi di tumore tra i familiari di primo grado) devono essere sottoposte ad una sorveglianza che preveda una visita senologica ed un’ecografia mammaria a partire già dai 30 anni. In questi casi lo specialista potrà suggerire anche una consulenza genetica.

Fonte

https://www.quotidianosanita.it/scienza-e-farmaci/articolo.php?articolo_id=116989

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