La Vestibolite vulvare o vestibolodinia è un’infiammazione della mucosa del vestibolo vaginale, ossia dei tessuti posti all’entrata della vagina e compresi fra il clitoride, la faccia mediale delle piccole labbra, la zona che circonda l’uretra e la parte esterna dell’imene (o dei suoi residui).
Nonostante venga considerata una patologia rara, iper specialistica, è in realtà un disturbo frequente: interessa il 12-15% delle donne che si rivolgono al ginecologo. Si può presentare a tutte le età, ma molte delle condizioni predisponenti sono riconducibili alla menopausa*.
La Vestibolite vulvare può influenzare i rapporti sessuali, perché può rendere doloroso anche solo il tocco o lo sfioramento. Quali sono le cause di questa patologia e come si affronta? La dottoressa Greta Garofalo, ginecologa in Humanitas Mater Domini, aiuta a fare chiarezza sul tema.
I principali sintomi della Vestibolite vulvare
La Vestibolite vulvare si manifesta principalmente con i seguenti sintomi:
- Arrossamento della mucosa della vulva e dell’ingresso dell’orifizio vaginale
- Bruciore di media o intensa entità all’ingresso della vagina
- Ipersensibilità e dolore allo sfioramento
- Dolore immediato quando si prova ad avere un rapporto sessuale
La principali cause della Vestibolite vulvare
I due fattori fondamentali che possono causare o peggiorare la Vestibolite vulvare sono: l’ iperattivazione del mastocita e l’ipertono (aumento del tono muscolare con conseguente rigidità) del muscolo elevatore dell’ano, che si contrae in risposta al dolore e all’infiammazione.
I mastociti sono cellule immunitarie che hanno origine nel midollo osseo e sono presenti in tutti i tessuti; rilasciano mediatori chimici e sono coinvolti nei fenomeni infiammatori. All’interno del mastocita, ci sono tante vescicole contenenti diverse tipologie di sostanze responsabili dell’arrossamento, del gonfiore e del dolore tipici dell’infiammazione.
Quando il mastocita è chiamato a fronteggiare un danno che causa infiammazione, queste vescicole si aprono all’esterno della cellula (degranulazione) e rilasciano le loro sostanze nel tessuto circostante.
Se il mastocita risulta iperattivato, le quantità di mediatori chimici rilasciate sono superiori al normale e finiscono per diventare dannose: l’azione difensiva del mastocita, geneticamente prevista per aiutare l’organismo, assume una forza tale da diventare dannosa.
Che cosa provoca l’iperattivazione del mastocita?
Il mastocita può essere iperattivato da un’ampia serie di stimoli:
- Infettivi (batterici o virali o fungini): Candida, Escherichia Coli, Chlamydia, Ureaplasma, Papilloma virus, Herpes Virus;
- Meccanici, derivanti per esempio dal microtrauma indotto dal rapporto sessuale, qualora avvenga in condizioni di secchezza vaginale e/o di muscolo elevatore dell’ano contratto, oppure causati da indumenti troppo stretti;
- Fisici: se il laser vaginale e la diatermocoagulazione (metodo mini-invasivo utilizzato in ginecologia per la rimozione di condilomi), arrivano troppo in profondità, possono ledere il tessuto, causando infiammazione e danneggiando le terminazioni nervose del dolore;
- Chimici: per esempio gli zuccheri e i lieviti contenuti in certi alimenti, o le sostanze irritanti contenute nell’urina, o ancora l’uso di detergenti intimi troppo aggressivi/lavaggi troppo frequenti;
- Ormonali, legati soprattutto alle fluttuazioni estrogeniche del ciclo, specie in fase premestruale o addirittura al deficit ormonale tipico della menopausa;
- Neurogeni: lo stimolo che induce l’attivazione del mastocita viaggia per via retrograda (seguendo una direzione opposta alla normale trasmissione neuronale) lungo le vie nervose sensoriali, per esempio in condizioni di stress, provocando un’ iperattivazione del mastocita.
Come si cura la Vestibolite vulvare?
Il primo step è la visita ginecologica, per conoscere lo stato di avanzamento dell’infiammazione e l’eventuale presenza di altri disturbi o patologie che potrebbero peggiorarne i sintomi.
Nella maggior parte dei casi, è di primaria importanza ricorrere ad un trattamento adatto a fermare l’attività del mastocita e per questo il consulto con il/la ginecologo/a è fondamentale.
La terapia può prevedere cinque modalità d’intervento alternative:
- La riduzione dei fattori che iperattivano il mastocita causando l’infiammazione, come le micosi croniche da Candida, le infezioni da Gardnerella vaginalis, un’alimentazione inadeguata o il vestiario troppo attillato;
- La riduzione diretta dell’iperattività del mastocita (con integrazione di acido alfa lipoico oppure palmitoiletanolamide, sostanze naturali con azione analgesica e antinfiammatoria);
- Novità in termini di trattamento locale è la spermidina (un derivato dell’arginina particolarmente efficace nello stimolare il rinnovamento delle cellule e dei tessuti), di cui è stata dimostrata l’azione trofica, ovvero un miglioramento in termini di vascolarizzazione, elasticità e consistenza dei tessuti femminili quando rilasciata in crema con acido ialuronico;
- Il rilassamento dei muscoli pelvici tesi (che possono peggiorare l’infiammazione) principalmente attraverso la fisioterapia e la riabilitazione del pavimento pelvico;
- Controllo del dolore attraverso terapia farmacologica.
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