Il glaucoma è una malattia neurodegenerativa progressiva che colpisce il nervo ottico e che può portare alla perdita della vista. Il principale fattore di rischio è rappresentato dall’aumento della pressione intraoculare (la pressione interna dell’occhio).
In Italia, circa 800.000 persone ne soffrono. Si tratta di una patologia diffusa principalmente tra gli over 40, con una particolare incidenza negli over 70.*
Quanto è importante la prevenzione e quali sono i principali trattamenti del glaucoma? Approfondiamo l’argomento con il dottor Antonio Vischi, oculista del Centro Oculistico di Humanitas Mater Domini.
La principale causa del glaucoma
L’occhio presenta al suo interno un ciclo costante di produzione e assorbimento dell’umore acqueo. L’umore acqueo è prodotto a livello dei corpi ciliari dell’iride e il suo deflusso verso l’esterno dell’occhio avviene nel trabecolato.
Se il trabecolato rallenta il riassorbimento dell’umore acqueo o se la sua produzione aumenta, questo si accumula, provocando un aumento della pressione interna dell’occhio che a sua volta va a danneggiare il nervo ottico.
Diverse tipologie di glaucoma
Esistono diversi tipi di glaucoma, tra cui il glaucoma ad angolo aperto, il glaucoma ad angolo chiuso, il glaucoma congenito e il glaucoma secondario. L’angolo corrisponde alla porzione dell’occhio tra iride e cornea e, in base al suo livello di chiusura, la fuoriuscita dell’umore acqueo sarà difficoltosa (angolo aperto) o del tutto assente (angolo chiuso).
- Glaucoma ad angolo aperto: tipologia di glaucoma più comune, progredisce più lentamente e non presenta sintomi evidenti, aspetto che può ritardare la diagnosi. Si verifica in pazienti con familiarità alla patologia, in pazienti che hanno fatto uso di farmaci cortisonici per periodi di tempo prolungati o affetti da pseudoesfoliatio lentis (una situazione patologica in cui si accumula materiale fibrillare anomalo su diverse strutture oculari, in particolare su: capsula anteriore del cristallino, bordo pupillare dell’iride e trabecolato)
- Glaucoma ad angolo chiuso: è una forma di glaucoma caratterizzata da un improvviso aumento della pressione intraoculare dovuto alla chiusura o ostruzione dell’angolo irido-corneale, che è la via principale attraverso cui l’umor acqueo defluisce dall’occhio. I sintomi in questo caso sono evidenti già dalle prime fasi della malattia ed è tipico in pazienti over 50. Colpisce in particolar modo persone con ipermetropia.
Quali sono i sintomi del glaucoma?
Il paziente inizia a percepire i sintomi quando il nervo ottico ha già cominciato a subire i danni causati dall’aumento della pressione intraoculare o, in casi più rari, dal ridotto apporto di sangue.
Tra i principali sintomi ci sono:
- Riduzione del campo visivo (specialmente la visione periferica, ovvero la capacità di percepire ciò che si trova ai lati del nostro campo visivo)
- Difficoltà a leggere o a guidare
- Perdita della visione centrale, successiva rispetto alla riduzione della visione periferica, si manifesta quando il glaucoma è già in fase avanzata.
Quali sono i fattori di rischio del glaucoma?
I principali fattori di rischio del glaucoma sono:
- Predisposizione familiare: il rischio di sviluppare il glaucoma aumenta in figli di genitori affetti.
- Età: con l’invecchiamento della struttura dell’occhio aumenta il rischio di incidenza.
- Difetti di rifrazione: la miopia e l’ipermetropia possono favorire la comparsa del glaucoma.
- Patologie sistemiche: diabete, pressione bassa, disturbi cardiovascolari aumentano la predisposizione al glaucoma.
- Spessore corneale ridotto
- Sindrome da dispersione di pigmento
- Assunzione di farmaci cortisonici per lunghi periodi di tempo
L’importanza della prevenzione del glaucoma
La prevenzione è di primaria importanza quando si tratta di glaucoma. Dal momento che i sintomi vengono percepiti già in una fase avanzata, diagnosticare in anticipo la patologia consente di contrastarla quando ancora si trova ad uno stadio iniziale.
Visite periodiche dallo specialista oculista sono essenziali per tenere sotto controllo l’eventuale insorgenza del glaucoma. A partire dai 45 anni è consigliabile effettuare un controllo oculistico una volta l’anno.
I principali esami diagnostici del glaucoma
Gli esami diagnostici del glaucoma comprendono:
- Controllo della pressione dell’occhio (tonometria)
- Controllo del campo visivo (perimetria)
- Studio delle fibre nervose del nervo ottico con tomografia ottica a luce coerente (OCT)
- Misurazione dello spessore corneale (pachimetria)
- Esame del nervo ottico
- Oftalmoscopia (controllo del fondo oculare, ovvero della superficie interna dell’occhio dove si trova il punto di convergenza del nervo ottico nel bulbo oculare)
Trattamenti per il glaucoma
Per cercare di rallentare la progressione del glaucoma è possibile procedere attraverso l’utilizzo di cure farmacologiche, trattamenti parachirurgici e interventi chirurgici in base alla gravità e alla velocità di progressione del danno.
Il glaucoma si definisce scompensato quando la sola terapia farmacologica non è in grado di ridurre a sufficienza la pressione intraoculare e si ha una evidente percezione del danno campimetrico. In questi casi si ricorre alla parachirurgia ed eventualmente al trattamento chirurgico:
- Cure farmacologiche: colliri specifici da applicare più volte al giorno. Esistono numerose molecole con diversi meccanismi d’azione.
- Trattamenti parachirurgici: procedure mininvasive, spesso eseguite con il laser, utilizzate per ridurre la pressione intraoculare nel trattamento del glaucoma. Non è vera e propria chirurgia (quindi non si incide il bulbo oculare), si colloca tra la terapia medica e l’intervento chirurgico vero e proprio, e viene eseguita in regime ambulatoriale.
- Interventi chirurgici: la chirurgia del glaucoma è indicata quando la pressione intraoculare non è controllata con farmaci o parachirurgia, quando il danno al nervo ottico progredisce nonostante il trattamento, in presenza di intolleranze ai farmaci o scarsa compliance del paziente o in presenza di forme avanzate o refrattarie di glaucoma. L’obiettivo è ridurre la pressione intraoculare, per prevenire ulteriori danni al nervo ottico, mediante la creazione di una via di deflusso alternativa attraverso la quale l’umore acqueo può defluire evitando che si accumuli.