La fascite plantare è una patologia infiammatoria della guaina (fascia) che riveste la muscolatura della pianta del piede e si concretizza con un dolore al tallone (tallonite o tallodinia), punto scheletrico ove la fascia stessa prende la sua inserzione.
L’infiammazione e dolore al legamento arcuato, ossia la fascia fibrosa che unisce la zona plantare interna del calcagno con la base delle dita. Questo legamento svolge un ruolo importante nella trasmissione del peso corporeo al piede mentre si cammina e si corre.
Quali sono le cause della fascite plantare?
Causa predisponente e costante di una fascite plantare è la conformazione del piede cavo, che determina una eccessiva tensione della fascia plantare sottesa alla concavità stessa, come la corda di un arco. In questa situazione rientra anche il piede cavo pronato o falso piede piatto.I pazienti, nei quali è presente questa caratteristica anatomica, hanno maggiori possibilità di sviluppare una fascite plantare, soprattutto se al fatto costituzionale si aggiungono sovrappeso, attività sportiva eccessiva, gravidanza, ecc. Queste evenienze, aumentando la tensione della fascia plantare già tesa, possono scatenare l’infiammazione acuta sul punto di inserzione calcaneare della fascia medesima con conseguente borsite e formazione di osso neoformato (spina calcaneare).Una fascite plantare, infatti, è più facilmente riscontrabile in pazienti che praticano corsa, basket, tennis e calcio, ad esempio, sollecitano in modo eccessivo la pianta del piede.
Anche l’utilizzo di scarpe inadatte, come quelle a suola piatta che mantengono a 90 gradi la posizione del piede rispetto alla gamba, predispongono a tale patologia perché mantengono la tensione della fascia stessa.
Quali sono i sintomi della fascite plantare?
L’età di insorgenza più frequente di tale patologia è tra i 40 e i 60 anni.ll sintomo principale della fascite plantare è il dolore localizzato al tallone, ma talvolta anche nel centro della pianta del piede. La tensione della fascia plantare è visualizzabile come una corda sottocutanea, sporgente e sottesa all’arco plantare, dolente alla sua pressione.In casi più avanzati, a livello del calcagno è palpabile una tumefazione corrispondente alla borsite neoformata.Solitamente, si sviluppa gradualmente: generalmente è più acuto al mattino, quando ci si alza dal letto, tende a diminuire dopo aver effettuato i primi movimenti, per poi riacutizzarsi dopo essere stati seduti a lungo.
La Diagnosi
La diagnosi della fascite plantare viene effettuata dopo una visita specialistica ortopedica, durante la quale si verificherà la presenza e la sede del dolore.
Possono, inoltre, essere necessarie indagini strumentali, quali radiografia eseguita sotto carico, che documenterà il cavismo del piede e spesso la presenza di una spina calcaneare.
Quest’ultima è l’immagine indiretta dell’esistenza di un’infiammazione del periostio (membrana che ricopre l’osso) che, a causa della tensione fasciale, viene quindi stimolato, sul punto di inserzione della fascia a livello del calcagno, alla produzione di nuovo osso lungo l’asse di trazione della fascia stessa.
I Trattamenti per flascite plantare
Trattandosi di una patologia a causa strettamente meccanica, il trattamento sarà volto alla riduzione o abolizione della tensione della fascia plantare. Quindi, sarà anch’esso puramente meccanico e consistente nel rilascio della corda fasciale. Questo si può ottenere elettivamente mediante utilizzo di calzatura con tacco comodo di tre/quattro centimetri, anche in soggetti di sesso maschile. Eventualmente, al tacco esterno, che se troppo alto viene male accettato dal paziente maschio per motivi estetici, può esser associata una talloniera non deformabile e che, quindi, mantenga lo spessore sotto il peso del corpo, all’interno della calzatura.
Una volta ottemperata questa necessità, si può associare anche la terapia fisica e farmacologica.
Questa consiste in:
- Somministrazione di farmaci anti-infiammatori non steroidei e corticosteroidi
- Stretching ed esercizi di rafforzamento
- Onde d’urto
- Laser terapia
- Ultrasuoni
Le infiltrazioni, in questa sede, sono sconsigliate perché troppo dolorose e ad esito incerto, così come i plantari “a sostegno della volta del piede”, che in realtà aumentano la tensione della fascia stessa e possono addirittura peggiorare la sintomatologia.
Se il paziente segue con scrupolo questi rimedi, il dolore normalmente regredisce nell’arco di alcune settimane, senza necessità di intervento chirurgico.Nei rari casi, invece, nei quali il dolore si dimostri ribelle a qualunque presidio, meccanico e farmacologico, vi è l’indicazione all’intervento chirurgico.
Trattamento chirurgico per la fascite plantare
L’intervento consiste nell’interruzione e sezione della fascia plantare, nella sua totalità mentre invece sono superate e non esenti da complicazioni le tecniche operatorie rivolte all’asportazione della spina calcaneare, la disinserzione della fascia a questo livello o l’asportazione della fascia stessa. La tecnica più moderna e mini invasiva consiste nell’interruzione percutanea sotto cute della fascia plantare eseguita quindi senza incisioni chirurgiche.
I vantaggi della tecnica percutanea
La tecnica percutanea per il trattamento della fascite plantare si caratterizza per:
- rapidità di esecuzione (7/8 minuti di intervento)
- indolore
- assenza di cicatrici chirurgiche
- deambulazione immediata (il paziente può camminare subito dopo l’intervento, anche se per qualche giorno si consiglia l’appoggio limitato al tallone)
- rapido recupero
- riduzione al minino delle complicanze post operatorie quali ematoni, tromboflebiti, ecc.
Questo testo è stato redatto dagli specialisti di Humanitas Mater Domini. Nessuna parte di esso può essere in alcun modo riprodotta per terze parti o da queste utilizzata. Autore: Myriam Cecchi, équipe del Centro di Chirurgia del Piede Data di pubblicazione: 18/03/2015