La risposta è dipende. Nei casi in cui l’aritmia è legata ad altre patologie, ad esempio l’ipertensione arteriosa, la sindrome delle apnee notturne, al sovrappeso, oppure a una malattia cardiaca (infarto, malattie valvolari, insufficienza cardiaca ecc), la cura consiste nel controllo dei fattori di rischio modificabili, nella diagnosi precoce e nel trattamento delle patologie.
Viceversa, non esiste una cura specifica per le aritmie che sono legate ad anomalie elettriche geneticamente determinate oppure per le aritmie per cui esiste una predisposizione individuale.
È importante, quindi, riconoscere i campanelli d’allarme e rivolgersi a un cardiologo specialista in aritmologia. In ogni modo è possibile iniziare migliorando il proprio stile di vita attraverso il controllo del peso corporeo, controllando regolarmente la pressione arteriosa, non abusando di alcolici e della caffeina e riducendo i fattori di stress quotidiano.
Riconosciamo i campanelli di allarme delle aritmie
I campanelli d’allarme si riferiscono principalmente alla variazione della velocità del battito cardiaco. I sintomi, dunque, possono essere il cuore che si sente in gola, percezione del proprio battito, senso di sfarfallio a livello del torace, rallentamento del battito, palpitazioni, senso di stanchezza e svenimenti.
Come si fa la diagnosi?
Il corretto percorso diagnostico e terapeutico deve essere valutato nel corso di una visita cardiologica con uno specialista in aritmologia.
La diagnosi di un’aritmia si deve eseguire mentre è in atto, cioè quando il disturbo viene avvertito dal paziente. Se questo disturbo è di breve durata, oppure sporadico, è possibile utilizzare sistemi di monitoraggio elettrocardiografico, di durata più o meno prolungata, come l’Holter oppure i monitor impiantabili.
Nei casi in cui è necessaria una diagnosi più accurata, non ottenibile con le registrazioni elettrocardiografiche, è necessario eseguire uno studio elettrofisiologico.
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