In Italia sono delle gravi patologie purtroppo troppo spesso sottovalutate sia da chi ne soffre sia dai familiari. Parliamo dei disturbi del comportamento alimentare (DCA) che interessano oggi 3 milioni di giovani, tra cui il 96% circa sono donne anche se negli ultimi anni è aumentata anche la percentuale maschile.
Martedì 15 marzo, in occasione della giornata mondiale dedicata alla sensibilizzazione sui disturbi alimentari, facciamo chiarezza sul tema con la dottoressa Marzia Sucameli, nutrizionista di Humanitas Mater Domini e responsabile dell’ambulatorio dedicato alla cura dei DCA.
Cosa si intende per disturbi del comportamento alimentare?
Le persone interessate da un disturbo alimentare non riconoscono la necessità obiettiva di nutrirsi, ma sono guidate da diversi stati psicologici, come l’ansia o la depressione, che portano poi alla perdita del controllo del proprio comportamento alimentare. Il disturbo, quindi, comporta non solo un’alterazione delle abitudini alimentari, ma anche un’eccessiva preoccupazione per il peso e le forme del corpo fino a una vera e propria ossessione.
Non ci si riferisce solo all’anoressia nervosa, ma anche ad altre patologie come:
- Bulimia nervosa
- Binge-Eating Disorder (alimentazione incontrollata)
- Disturbi dell’alimentazione non altrimenti specificati (NAS).
Quali sono i campanelli di allarme?
Se il disturbo interessa l’adolescenza, può capitare che i genitori non riconoscano il problema: molti giovani, infatti, adottano strategie nascondendo il cibo, raccontando bugie sull’assunzione di certi alimenti oppure dicendo di voler intraprendere una dieta per rimanere in forma oppure di non avere appetito.
La situazione precipita quando il peso dell’adolescente inizia a calare sempre di più e senza controllo, entrando in un vero e proprio tunnel dal quale è difficile uscire se non si collabora con lo specialista adeguato. Prima che ciò avvenga, però, i principali campanelli d’allarme possono essere:
- Calcolare ossessivamente le calorie dei cibi
- Pesare il cibo ossessivamente
- Abolire certe categorie di alimenti (soprattutto grassi e dolci)
- Controllare di frequente il peso attraverso la bilancia
- Criticare spesso il proprio aspetto fisico
- Iniziare diete “fai da te”
- Isolarsi socialmente
- Praticare esercizio fisico eccessivo e compulsivo
- Saltare i pasti
“Solitamente, i giovani con disturbi alimentari si mostrano eccessivamente autocritici e tendono a giudicare il proprio valore esclusivamente in base al controllo che riescono ad esercitare sul proprio peso corporeo e sulla loro alimentazione. Tanto più raggiungono l’obiettivo di calare di peso, maggiore sarà la soddisfazione personale”, – spiega la dottoressa, che prosegue – “In presenza di uno o più di questi segnali è necessario rivolgersi al più presto ad uno specialista per evitare che il disturbo diventi cronico senza rendersene conto”.
Disturbo alimentare: a chi rivolgersi e come intervenire
“È compito dello specialista guidare la persona verso il percorso di cura più corretto. Insieme al medico, si identificano e affrontano le regole alimentari consigliate per il recupero del peso, della forma fisica e soprattutto di un rapporto sereno con il cibo. In questo modo, si potrà prendere consapevolezza della patologia e governarla fino alla sua guarigione”.
In caso di persone sottopeso, il primo intervento è recuperare un corretto indice di BMI (indice di massa corporea), pari almeno a 18,5 con una corretta pianificazione dei pasti. Viene programmato:
- Che cosa mangiare
- Dove e con chi mangiare
- Quando mangiare
- Quanto mangiare
- Quanto tempo dedicare al pasto
Successivamente, quando le paure legate all’assunzione di certi alimenti inizieranno a svanire, grazie alla terapia, saranno affrontati anche i problemi di eccessiva valutazione del peso e della forma del corpo, restrizione dietetica cognitiva (riduzione dell’apporto alimentare e calorico giornaliero) e ossessivo controllo sull’alimentazione.