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Endometriosi: cos’è, sintomi e cura

Quando il tessuto interno alla cavità uterina, ossia la mucosa endometriale, si estende in sede extra uterina andando a risalire in direzione di ovaie e altre strutture della zona pelvica, ci troviamo di fronte all’endometriosi. L’endometriosi è una patologia benigna che si presenta come un’infiammazione cronica della pelvi femminile e che comporta una sintomatologia dolorosa che va peggiorando in relazione alla progressione della malattia. Si tratta di una malattia piuttosto comune (interessa il 10% circa delle persone di sesso femminile in età fertile), che ha esordio anche precoce nonostante la prima diagnosi avvenga abitualmente su pazienti tra i 25 e i 35 anni.

Quali sono i sintomi dell’endometriosi? E quali le cure disponibili? Ne parliamo con il dottor Alfredo Porcelli, Responsabile dell’Unità Operativa di Ginecologia Chirurgica Mininvasiva di Humanitas Mater Domini. 

Che cos’è l’endometriosi

L’endometriosi è un’infiammazione cronica a carico di organi genitali femminili e peritoneo pelvico. Come abbiamo detto, si sviluppa quando le cellule endometriali si estendono al di fuori dell’utero (la definiamo “sede ectopica”). Si tratta di una patologia che si manifesta inizialmente poco sintomatica per poi aggravarsi velocemente e le cui cause sono ancora poco conosciute: le teorie sull’insorgenza dell’endometriosi vanno dalla cosiddetta “mestruazione retrograda” (ossia un reflusso del sangue dall’utero nella pelvi durante le mestruazioni) con conseguente colonizzazione cellulare su organi vicini, a possibili proliferazioni metastatiche, a eventuali predisposizioni genetiche.

L’endometriosi, in base alla gravità ed estensione dei danni che provoca, viene suddivisa in quattro stadi dalla American Society for Reproductive Medicine (ASRM): il primo stadio, o endometriosi minima, se il tessuto endometriale fuoriesce solo di pochi millimetri al di fuori dell’utero e si localizza in posizione superficiale, il secondo stadio, o endometriosi lieve, che prevede lesioni più numerose e profonde, il terzo stadio, o endometriosi moderata in cui si aggiunge la presenza di cisti ovariche e, infine, il quarto stadio, quello dell’endometriosi grave, in cui le lesioni sono profonde e le cisti molto voluminose.

In ogni caso, l’attuale scarsa conoscenza circa i meccanismi di questa patologia, rendono l’endometriosi ancora complessa da diagnosticare, con conseguenti ritardi nell’inizio dei trattamenti. La natura particolarmente dolorosa dell’endometriosi, associata a questi possibili ritardi del momento della diagnosi, può impattare sensibilmente sulla qualità della vita delle donne che ne sono interessate. In particolare, una delle conseguenze maggiori dell’endometriosi sono i problemi di sterilità a cui le pazienti possono andare incontro.

Endometriosi: i sintomi 

L’endometriosi è una patologia di frequente asintomatica, ma, quando insorgono, i sintomi che la accompagnano sono particolarmente dolorosi e possono condizionare e avere un impatto decisivo sulla quotidianità di chi ne soffre. In particolare, i sintomi tipici dell’endometriosi sono:

  • dolore pelvico in fase di ovulazione;
  • sensazione di peso alla zona addominale;
  • mestruazioni particolarmente dolorose; 
  • cicli mestruali irregolari;
  • perdite ematiche anomale tra un ciclo e l’altro;
  • dolore durante il rapporto sessuale, in particolare pre e post ciclo mestruale;
  • dolore durante la defecazione;
  • problemi di fertilità.

Come si diagnostica l’endometriosi

L’endometriosi viene diagnosticata dallo specialista ginecologo mediante una visita ginecologica in cui viene valutata la fissità degli organi pelvici e viene effettuata un’approfondita anamnesi in cui si indagano i sintomi lamentati dalla paziente e valutati, in caso di un desiderio di maternità, eventuali problemi nel tentativo di concepimento.

Lo specialista può poi ritenere necessario lo svolgimento di determinati esami diagnostici, tra cui l’ecografia transvaginale, transrettale e transaddominale che permette di individuare formazioni cistiche endometriosiche. Utile anche il dosaggio plasmatico del marcatore CA125, in quanto può essere considerato un buon indicatore di grado e progressione della malattia.
Se risulta un coinvolgimento endometriosico intestinale, possono essere utili la rettosigmoidoscopia e il clima opaco; in altri casi particolari come un’endometriosi disseminata in zone non ginecologiche, viene richiesta la risonanza magnetica addomino-pelvica con mezzo di contrasto.
Per arrivare infine a una stadiazione completa della patologia, ovvero a una completa valutazione del suo stadio di evoluzione e diffusione, si procede per via chirurgica (per esempio laparoscopia).

Come si cura l’endometriosi

Una volta individuata la presenza di endometriosi il percorso di cura è multidisciplinare, cioè può prevedere il coinvolgimento di specialisti di ginecologia, urologia e chirurgia generale

Il principale trattamento per l’endometriosi, infatti, è chirurgico e mini-invasivo: si procede dunque tramite laparoscopia, che prevede l’accesso chirurgico tramite dei piccoli fori. Solo in situazioni particolarmente severe può essere necessaria una laparatomia, dunque un trattamento chirurgico tradizionale con interessamento della parete addomino-pelvica. Successivamente alla chirurgia, per evitare recidive e attenuare le manifestazioni dolorose della patologia si associa anche la terapia farmacologica. In particolare vengono utilizzati farmaci con progesterone e pillola anticoncezionale che consentono di migliorare la qualità della vita.

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