L’ernia comporta l’uscita di parte di un organo interno, o della sua totalità, dalla sede in cui si trova normalmente attraverso un orifizio, o porta erniaria.
Può essere interna oppure esterna e provocare sintomi particolarmente fastidiosi, che influenzano negativamente la qualità di vita di chi ne soffre.
Come viene diagnosticata un’ernia? Quali sono i tipi più comuni di ernie? Ne parliamo con il dottor Marco Rovagnati, chirurgo generale in Humanitas Mater Domini e nei centri medici Humanitas Medical Care.
Ernia: come si presenta?
Solitamente le ernie si sviluppano a livello dell’addome e della regione inguinale: queste sono definite ernie esterne che si manifestano, quindi, sulla superficie del corpo e sono visibili ad occhio nudo. Esistono poi anche le ernie interne, come quella jatale.
La classificazione delle ernie esterne è definita dal luogo anatomico dove è presente la porta erniaria:
- ernia inguinale e inguino-scrotale (in particolare nell’uomo di età adulta)
- ernia femorale o crurale (comune soprattutto nelle donne per via della particolare dimensione del bacino)
- ernia ombelicale (comune in caso di obesità o dopo una gravidanza)
- ernia epigastrica (situata tra lo sterno e l’ombelico)
- ernia semilunare o di Spigelio (posizionata di lato al muscolo retto).
Le ernie esterne possono essere asintomatiche, eccetto il gonfiore superficiale, oppure presentare differenti sintomi, tra cui:
- Bruciore, presente principalmente all’inizio della comparsa
- Senso di peso evidente rimanendo in piedi per diverso tempo
- Fastidio soprattutto durante la deambulazione
- Dolore quando l’ernia inizia a complicarsi
- Vomito, febbre, arrossamento cutaneo che sono sintomi tipici in un quadro di ernia complicata.
L’ernia può nascere come un difetto piccolo e nel tempo può modificare la sua grandezza. Può essere, infatti, piccola (come una noce), media (come un mandarino), grande (come un’arancia) e “permagna”. Con “permagna” si intende un’ernia addominale di dimensioni così considerevoli, che il suo contenuto ad esempio è l’intero intestino che, dunque, non “alloggiata” più nell’addome. Il termine medico per indicare questa condizione è infatti “perdita di domicilio”.
Quando l’ernia si complica cosa accade?
Quando il contenuto dell’ernia diventa sofferente e genera dolore si parla di ernia complicata. Esistono gradi di gravità differenti: dall’ernia intasata che risolve con manovra manuale ridotta, all’ernia incarcerata il cui contenuto non è più riducibile fino all’ernia strozzata per la quale è necessario intervenire chirurgicamente di urgenza per salvare l’organo “erniato”.
Laparocele: che differenza esiste con un’ernia?
Il laparocele è un’ernia dove la porta erniaria non è un orifizio anatomico, ma un difetto della parete causato da una cattiva cicatrizzazione di una ferita da bisturi. Ad esempio i laparoceli si possono formare in caso di infezione della ferita, diabete, età avanzata oppure obesità. Il più delle volte il laparocele si manifesta entro sei mesi dall’intervento chirurgico, sebbene sia possibile che si presenti anche dopo anni.
I sintomi e le dimensioni sono sovrapponibili a quelli delle ernie, con la differenza che i laparoceli si ingrandiscono più velocemente.
Ernia: come si diagnostica?
La diagnosi di ernia avviene durante la visita di chirurgia generale: lo specialista raccoglie l’anamnesi patologica prossima (la storia clinica e dei sintomi del paziente che lo hanno portato a recarsi dal medico), ed esegue l’esame obiettivo. Al termine della visita si giunge alla diagnosi e, quindi, se presente viene accertata la presenza dell’ernia si valuta il trattamento chirurgico.
Lo specialista può richiedere anche altri approfondimenti diagnostici tra cui esami strumentali, come l’ecografia e la tac addome senza mezzo di contrasto che possono essere utili soprattutto per valutare la presenza del laparocele, di ernie di piccole dimensioni e/o mal valutabili durante la visita specialistica.