La fertilità è la possibilità di concepire dei figli, determinata da fattori biologici e fisiologici. Si parla abitualmente di fertilità – o infertilità – di coppia, poiché le cause della mancata procreazione possono risiedere in fattori riguardanti la figura maschile, in fattori femminili o in disturbi di entrambe le figure della coppia.
Ma la fertilità maschile da cosa è determinata e che correlazioni ha con l’età anagrafica? Ne parliamo con il dottor Paolo Vota, urologo di Humanitas Mater Domini e dei Centri Medici Humanitas Medical Care.
Fertilità: cos’è e quali sono le correlazioni con l’età?
La fertilità, come abbiamo detto, è la capacità di concepire, che riguarda il singolo individuo, maschio o femmina, a prescindere dall’effettiva volontà di esercitarla. Sia quando si parla di fertilità maschile oppure femminile, l’età è un fattore che influenza le possibilità di procreazione. Tuttavia, se per il sesso femminile le fasi della fertilità sono nettamente scandite dall’età anagrafica, per quanto riguarda quello maschile il processo di invecchiamento incide in maniera più sfumata sulle mutazioni della fertilità. Il testosterone, ormone deputato allo sviluppo degli organi sessuali e dei caratteri sessuali secondari e coinvolto nella crescita degli spermatozoi e nella produzione di sperma, infatti, viene prodotto in maniera costante dall’organismo. Il cambiamento che si può notare, con l’avanzare dell’età, è semplicemente una diminuzione dei suoi livelli.
Quando parliamo di fertilità maschile, dunque, la produzione degli spermatozoi non cessa completamente con il fisiologico invecchiamento dell’organismo, ma si assiste a un graduale abbassamento della loro quantità e qualità, che risulta correlato sia alla diminuzione dei livelli di testosterone appena menzionata, sia a una serie di condizioni andrologiche che possono determinare l’insorgenza di infertilità. L’infertilità può allora dipendere da fattori indipendenti dallo scorrere del tempo, come per esempio determinate infezioni, magari contratte negli anni dell’infanzia e dell’adolescenza.
Le cause dell’infertilità maschile
L’infertilità maschile si correla sia a una serie di patologie sia a fattori modificabili che provocano dispermia, ossia una condizione a causa della quale il liquido seminale, per concentrazione, morfologia e motilità, non risulta adatto alla fecondazione dell’ovulo femminile. Questa molteplicità di cause può provocare un’infertilità permanente oppure temporanea.
I principali fattori di rischio modificabili di dispermia sono:
- dipendenza da fumo di sigaretta o da droghe
- abuso di alcolici e di caffeina
- alimentazione non equilibrata
- stile di vita eccessivamente sedentario
- eccesso nell’attività sportiva.
Rilevanti anche l’esposizione a radiazioni, inquinamento e sostanze che interferiscono sulla produzione di liquido seminale, come gli idrocarburi e i derivati delle plastiche.
Per quanto riguarda le patologie alla base dell’infertilità maschile, la causa più frequente è la presenza di infezioni sessualmente trasmesse (come papilloma virus, sifilide, clamidia e gonorrea), ma stiamo assistendo a un progressivo aumento di condizioni e malattie come il varicocele (che comporta una dilatazione delle vene e un aumento della temperatura testicolare ed è responsabile del 20% circa delle infertilità di coppia), le malformazioni genitali, le infiammazioni testicolari, il criptorchidismo e le patologie della prostata. A queste si aggiungono le disfunzioni ormonali e le malattie genetiche, ma anche patologie come l’anoressia o l’obesità.
Quando rivolgersi allo specialista?
Si deve sempre prestare attenzione alla salute del proprio organismo e questo vale anche quando si parla di fertilità. Per questo motivo è importante che i pazienti di sesso maschile che non presentano problemi o manifestazioni visibili eseguano comunque controlli andrologici/urologici con cadenza regolare, in giovane età e soprattutto a partire dai 40 anni.
Vi sono poi sintomi che devono destare tempestiva attenzione nel paziente, perché potrebbero essere associati a infezioni a trasmissione sessuale o, nei casi più severi, a varicocele.
Per quanto riguarda le infezioni sessualmente trasmesse, i campanelli d’allarme sono soprattutto dolori pelvici, bruciore o dolore alla minzione, secrezioni, piaghe sui genitali, nell’area rettale o nell’area orale. Per quanto riguarda il varicocele, invece, questa patologia si manifesta in primis con un gonfiore nella zona testicolare, per cui il testicolo interessato dal disturbo sarà di dimensioni maggiori dell’altro.
È importante una corretta informazione su questa patologia anche tra i genitori, poiché il varicocele si manifesta in particolar modo durante l’adolescenza, un momento in cui è più difficile individuarlo e in cui i giovani sviluppano sentimenti di imbarazzo e disagio. Quando non viene diagnosticato nella fase dello sviluppo puberale, il varicocele può restare silente fino al momento in cui, da adulto, il giovane si trova ad affrontare una diagnosi di infertilità di coppia.
Fertilità: quali esami eseguire?
Tra gli esami di controllo da eseguire a partire dai 40 anni, oltre alla visita andrologica viene abitualmente svolta la rilevazione dei livelli di testosterone, che si esegue tramite prelievo del sangue e i test diagnostici dei liquidi seminali. Qualora venisse diagnosticato un problema di sterilità maschile è possibile intervenire sulla qualità del seme, per esempio tramite le terapie ormonali sostitutive. Ma sono possibili anche altre tecniche, come le procedure di procreazione medicalmente assistita.
In alcuni casi è possibile ottenere un processo di paternità naturale, a seguito delle cure. Per questo motivo, è fondamentale consentire un adeguato accesso alle informazioni sulla fertilità. Per contenere i problemi di fertilità, infatti, possono bastare semplici accortezze quotidiane, come bere meno caffè, prestare attenzione all’alimentazione ed evitare abitudini e attività che portano a un surriscaldamento dei testicoli. Quando, invece, si parla di patologie più severe, come il varicocele, una corretta informazione può consentire di intervenire sul disturbo quando è ancora alle fasi iniziali. In particolar modo bisogna contribuire a sfatare i tabù che portano ancora troppi adolescenti e giovani a evitare le visite andrologiche di controllo.