Sì, yes, oui. Non è una novità che i bambini apprendano le lingue più facilmente rispetto agli adulti. Uno studio condotto dalla Washington University ha però evidenziato una novità: il potenziamento cognitivo dovuto proprio al bilinguismo infantile.
Cadono così le paure dei genitori, che ritenevano l’apprendimento precoce di più lingue potesse essere fonte di confusione per i propri figli. Già durante la gravidanza, infatti, sembra che il bambino sia predisposto a percepire suoni e lingue diverse. Questa inclinazione continua anche dopo la nascita, quando il neonato inizia a distinguere le diverse parole e i suoni che le compongono. Ma i risvolti dell’indagine non si fermano qui: lo studio ha interessato 16 bambini di una decina di mesi di cui una metà aveva genitori madrelingua inglesi, mentre l’altra proveniva da coppie anglo-ispaniche. Al campione sono stati fatti ascoltare 20 minuti di parole di una o dell’altra lingua, monitorando le reazioni cerebrali.
Verso gli stimoli linguistici, i bambini bilingue hanno mostrato un’attività più intensa della corteccia frontale e prefrontale. A queste due aree compete lo sviluppo delle funzioni esecutive, cioè quelle funzioni (es. attenzione e memoria di lavoro) che consentono di pianificare le proprie azioni: ad esse si deve una maggiore abilità di problem solving ed una migliore gestione della propria attenzione nel selezionale parole e strutture frasali appartenenti a lingue diverse.
“Alla luce di questi risultati, sin dalla più tenera età si può incentivare l’insegnamento di più lingue. Il consiglio è quello di parlare la propria lingua. Se i due genitori parlano due lingue diverse con il bambino, quindi, dovranno parlare ognuno la propria lingua, salvo nei momenti comuni in cui si parlerà la lingua principale. Se entrambi i genitori parlano la stessa lingua, diversa dal contesto culturale, si dà invece indicazione di parlare la propria lingua e lasciare che sia il contesto e la scuola a formare il bambino circa la sua seconda lingua.. L’esperienza dimostra però che, al di là del “come”, per assicurarsi buoni risultati è fondamentale seguire con costanza una linea di condotta comune”, spiega la dottoressa Noemi Terruzzi, logopedista di Humanitas Mater Domini.
Come interpretare l’abitudine dei piccoli bilingui a mixare suoni, parole, espressioni?
E’ la conseguenza, assolutamente naturale, di imparare due lingue in parallelo. La capacità di apprendimento è identica a quella dei monolingui, se non fosse che lessico ed abilità morfosintattiche sono diversi.
Il bimbo che, pur di parlare ed esprimersi, attinge a differenti vocabolari, non ha nessun difetto: al contrario, mostra di possedere una risorsa e abilità comunicativa in più.
Ulteriori informazioni? Consulta l’Ambulatorio di Logopedia di Humanitas Mater Domini.