Meno noti rispetto alle classiche vampate o alla sudorazione notturna, i dolori articolari sono manifestazioni che compaiono spesso durante la menopausa. Anzi, quasi il 50% delle donne ne soffre, soprattutto a livello della schiena, ginocchia, spalle e mani. Ancora più invalidanti nel caso di menopausa precoce, perché la carenza estrogenica anticipata attiva un processo infiammatorio dal punto di vista anatomico e funzionale.
Sul tema artrosi e menopausa, parliamo con la dottoressa Greta Garofalo, ginecologa di Humanitas Mater Domini.
Che cosa si intende per osteoartrosi?
L’osteoartrosi (OA) è una patologia delle giunzioni articolari inizialmente infiammatoria, poi degenerativa. I sintomi sono il dolore articolare/giunzionale con possibile e conseguente rigidità, debolezza muscolare, fino all’immobilità ed alterazioni della postura.
I dolori articolari sono legati ad una diminuzione degli ormoni estrogeni, come normalmente avviene in menopausa. Questi, infatti, influiscono sull’idratazione dei legamenti, della cartilagine, dei muscoli, sulla densità dell’osso e una loro riduzione provoca l’infiammazione dell’articolazione, che a sua volta causa alla donna il dolore.
Quali sono le articolazioni più coinvolte?
Generalmente le mani, il ginocchio, l’anca e la spina dorsale. L’osteoartrosi ancora oggi è la principale causa di dolore nelle donne di età compresa tra i 45 e i 59 anni. La sindrome metabolica (diabete, ipercolesterolemia) e il sovrappeso provocano un ulteriore aumento di sostanze infiammatorie che portando ad una condizione di maggiore vulnerabilità all’osteoartrosi.
Come avviene la diagnosi?
Durante la visita, è molto importante raccogliere tutte le informazioni sulla paziente, per una corretta diagnosi e l’impostazione del relativo trattamento. La diagnosi è principalmente clinica (sintomi e segni) e radiologica, essendo la larghezza dello spazio articolare il solo parametro accettato. La riduzione dello spazio articolare, misurato in millimetri, è tutt’ora l’unico criterio obiettivo per misurare la stabilizzazione o la progressione della malattia.
A livello radiologico, può essere richiesta una radiografia, un’ecografia se si sospetta una lesione tendinea, oppure una risonanza magnetica nel dubbio di una lesione della cartilagine o per esempio, del menisco.
Ormoni sessuali ed osteoartrosi: esiste una correlazione?
La carenza di ormoni sessuali predispone all’osteoartrosi, specialmente le donne, aumentando rapidamente subito dopo la menopausa. Da un rapporto tra uomini e donne di 1:1 fino ai 50 anni di età, inoltre, il rapporto cresce a 3:1 per le donne dopo la menopausa.
Quali sono le terapie?
La terapia richiede una serie di accorgimenti: adeguato stile di vita, riduzione del peso, incremento dell’attività fisica, una terapia medica e ormonale (su indicazione e valutazione del ginecologo) particolarmente indicata in menopausa (soprattutto in menopausa precoce) e talvolta chirurgica.
La terapia medica comprende farmaci sintomatici (analgesici e antinfiammatori) e, in casi selezionati, anche cortisonici nonché farmaci terapeutici come glucosamina solfato e acido ialuronico.
La scelta di terapie ormonali estrogeniche o estro-progestiniche in continua, possibilmente con somministrazione estrogenica transdermica (cerotto o gel), è particolarmente indicata nel caso di patologie infiammatorie quali l’artrosi aggressiva. Questo perché livelli plasmatici stabili di estrogeno riducono la degranulazione mastocitaria, agendo su uno dei fattori critici dell’infiammazione e del dolore, a livello sia articolare sia cerebrale.
Terapia ormonale sostitutiva: quali i benefici?
La terapia ormonale sostitutiva (HRT) può ridurre l’incidenza e la progressione dell’osteoartrosi attraverso molteplici azioni, dirette e indirette. In particolare:
- rallenta l’infiammazione e le degenerazioni delle cartilagini
- mantiene e/o aumenta la densità ossea, contrastando la tendenza menopausale a osteopenia e osteoporosi
- mantiene il trofismo (tono) dei legamenti e dei tendini
- riduce la tendenza alla sarcopenia (perdita di massa muscolare)
- determina neuroplasticità centrale, periferica e mantiene la velocità dei processi centrali di elaborazione delle informazioni. Da questi dipende anche la velocità di riflessi che consente o meno alla donna di avere un ottimale coordinamento motorio
Linee guida menopausa AOGOI
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