Quando l’articolazione dell’anca raggiunge uno stato di degenerazione particolarmente avanzato, diventa necessario l’intervento di chirurgia protesica. Ma come sono evolute le tecniche chirurgiche nel tempo? Quali sono attualmente le novità?
In Humanitas Mater Domini l’intervento si esegue con l’ausilio di un sistema di navigazione digitale che, con il supporto di un algoritmo di calcolo, consente al chirurgo ortopedico di ottenere dati molto precisi circa l’orientamento e le dimensioni delle componenti protesiche. In questo modo, la protesi potrà essere personalizzata sulle esigenze anatomiche del paziente.
Le immagini vengono acquisite sia in fase preoperatoria sia durante l’intervento per fornire dati aggiornati e in tempo reale della morfologia dell’anca del paziente e ottenere informazioni sull’esito dell’intervento.
Questa innovativa tecnologia non comporta alcun utilizzo di tracker metallici da applicare sul bacino del paziente oppure sulla gamba, a differenza dei sistemi di navigazione più tradizionali.
Approfondiamo l’argomento con il dottor Fabio Zerbinati, Responsabile dell’Unità Operativa di Ortopedia e Traumatologia di Humanitas Mater Domini e ortopedico nei centri medici Humanitas Medical Care.
Tecnologia: un’alleata dell’esperienza del medico
Le nuove tecnologie potenziano l’expertise dello specialista. Il chirurgo, in questo caso ortopedico, guida l’intervento posizionando le componenti protesiche con l’aiuto della tecnologia. Grazie al supporto del software, il medico controlla la lunghezza degli arti e perfeziona ancora più l’intervento. In questo modo, si riduce ancora di più il rischio di lussazione post-operatoria e si migliora la stabilità muscolare e la durata dell’impianto.
In Humanitas Mater Domini, la pianificazione dell’intervento viene confermata e controllata direttamente attraverso l’uso della radioscopia con amplificatore di brillanza che, in tempo reale, fornisce un’immagine dettagliata dello stato dell’articolazione al momento dell’intervento. Grazie all’elaborazione della radiografia, con l’algoritmo del software di navigazione, è possibile mappare con grande precisione i punti anatomici più importanti, per i quali si identificano le componenti protesiche più adeguate. Il chirurgo, grazie al supporto del software, simula poi il posizionamento della protesi.
Il paziente viene monitorato per l’intera durata dell’operazione con continue analisi in tempo reale che consentono di modificare e validare il posizionamento delle componenti protesiche, nonché la taglia o la tipologia di protesi, con la certezza di eseguire la sostituzione dell’articolazione riproponendo un’anatomia il più affine possibile alle caratteristiche del paziente. Questo consente di controllare la lunghezza degli arti, le tensioni muscolari e l’adeguatezza degli angoli di posizionamento della protesi.
Per il paziente, questi vantaggi si traducono in un recupero più veloce, rispetto degli equilibri posturali, miglioramento della stabilità e della durata della protesi.
Oltre la tecnologia. La tecnica di accesso mininvasivo per la protesi d’anca
Associate alla tecnologia innovativa, le nuove tecniche operatorie, tra cui l’accesso mininvasivo anteriore, garantiscono ancora più vantaggi per il paziente.
L’accesso mininvasivo anteriore consente l’impianto della protesi d’anca con un’incisione longitudinale di dimensioni estremamente ridotte (circa 7/9 cm) sul lato anteriore della coscia. Utilizzando questa tecnica mininvasiva, muscoli e tendini vengono risparmiati, salvaguardando così la struttura muscolare della gamba e dunque la stabilità e l’equilibrio posturale. In questo modo anche il percorso post-operatorio ne trae vantaggio: si riduce il dolore e il processo di recupero, come specificato precedentemente, diventa più veloce.
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