L’atrofia vulvovaginale è un disturbo che provoca un assottigliamento della mucosa vaginale, dei tessuti genitali e una diminuzione della loro elasticità. Si tratta di una patologia legata soprattutto alla menopausa, che può influenzare negativamente la qualità della vita di chi ne soffre.
Per questo motivo è importante confrontarsi con il ginecologo e trovare il percorso di cura più adatto.
Ne parliamo con la dottoressa Greta Garofalo, ginecologa di Humanitas Mater Domini.
Atrofia vulvovaginale: sintomi e cause
L’atrofia vulvovaginale è provocata da una riduzione degli ormoni estrogeni (ormoni sessuali femminili), una condizione che si associa alla menopausa ma anche all’allattamento e all’utilizzo di contraccettivi orali a basso dosaggio. Grazie allo stimolo degli estrogeni e degli androgeni (ormoni prodotti dalle ghiandole surrenali e sessuali, maschili e femminili), infatti, le cellule della mucosa e dei tessuti vulvari e vaginali, producono matrice elastica (insieme di elastine e collagene), acido lattico e collagene che favoriscono la lubrificazione e il trofismo e proteggono dalle infezioni.
Se, invece, la produzione di estrogeni è ridotta o nulla, i tessuti perdono tono.
Questo comporta la comparsa di sintomi quali:
- secchezza vaginale;
- bruciore;
- prurito;
- dolore durante i rapporti sessuali;
- difficoltà a camminare e ad andare in bicicletta.
Questi sintomi talvolta si correlano all’incontinenza urinaria da stress, causa di perdite di urina in concomitanza di minimi sforzi o starnuti e colpi di tosse, e possono avere delle conseguenze sul benessere sessuale e relazionale della donna.
Atrofia vulvovaginale e problemi sessuali
Il dolore avvertito durante i rapporti sessuali, ma anche il calo del desiderio che può fisiologicamente associarsi alla diminuzione degli ormoni, può portare ad evitare i rapporti sessuali. In particolare, si definisce disturbo da desiderio ipoattivo l’allontanamento dal partner per la sensazione di disagio e per la paura di provare dolore durante il rapporto sessuale. Una vita sessuale poco soddisfacente, però, può peggiorare la qualità della vita sia della donna sia della coppia: la dimensione sessuale, infatti, è fondamentale sia per quanto riguarda il benessere personale, grazie all’aumento dei livelli dell’ormone serotonina, sia per il benessere della coppia.
Anche per questo motivo durante la menopausa, in presenza di cambiamenti della sfera sessuale, il consiglio è confrontarsi con il ginecologo che valuterà i possibili trattamenti per risolvere l’atrofia vaginale e le problematiche sessuali e fisiche che ne derivano. Grazie al ripristino dell’elasticità e dell’idratazione dei tessuti della vagina e della vulva, infatti, si risolvono le problematiche di secchezza vaginale, dolore e prurito tipiche dell’atrofia vaginale.
Come si cura l’atrofia vulvovaginale?
Solitamente, per curare l’atrofia vulvovaginale si utilizzano trattamenti locali con ovuli e creme vaginali a base ormonale (estrogeni oppure dheas), con una componente idratante e nutriente. In caso di controindicazione all’uso di ormoni, questi trattamenti possono essere anche a base di acido ialuronico e vitamina E. Altre soluzioni possono essere i farmaci orali (es.ospemifene) e trattamenti con infiltrazioni di acido ialuronico. Sono utili anche tecnologie come il laser vaginale, che agisce sulla rigenerazione della mucosa e l’elettroporazione, che diffonde sostanze nutrienti e idratanti in profondità.
Il ginecologo valuterà il tipo di trattamento più adatto alle condizioni cliniche. Spesso può essere necessario eseguire due o più trattamenti contemporaneamente o in sequenza, per garantire un’efficace risoluzione dei sintomi dell’atrofia vaginale.