La risonanza magnetica al cuore (RMN cuore) è un esame diagnostico per immagini di fondamentale importanza. Si tratta, infatti, di una metodica che permette l’elaborazione di immagini con un alto dettaglio anatomico ed è l’unico esame che consente di individuare la presenza di danni strutturali al cuore, sia recenti sia antecedenti al test. La risonanza magnetica, inoltre, è poco invasiva, poiché implica l’applicazione alla sola zona di interesse di un campo magnetico di alta intensità.
Approfondiamo l’argomento con la dottoressa Luisa Ferri, cardiologa del Cardio Center di Humanitas Mater Domini.
Che cos’è la risonanza magnetica cuore?
Tramite l’uso dei campi magnetici e di eventuali mezzi di contrasto, la risonanza magnetica permette di valutare forma, funzioni e struttura del cuore. La risonanza magnetica prevede l’utilizzo di onde radio (quindi è priva di raggi X), che vanno a creare l’immagine del cuore che sarà poi valutata dallo specialista.
La risonanza magnetica al cuore è considerata un esame di secondo livello, che viene principalmente prescritto dallo specialista cardiologo. Altri medici specialisti che possono indicare l’esigenza di effettuare una risonanza magnetica al cuore sono poi i reumatologi, gli oncologi, gli internisti, i chirurghi toracici e i medici dello sport.
La Società Italiana di Cardiologia (SIC) e la Società Italiana di Radiologia Medica e Interventistica (SIRM), inoltre, hanno prodotto congiuntamente un documento che fornisce a medici e pazienti delle linee di appropriatezza per la risonanza magnetica al cuore che siano inconfutabili ed estremamente accessibili. Il documento è utile infatti a evidenziare in modo chiaro quali siano le esigenze cliniche per cui è importante l’utilizzo della risonanza magnetica al cuore e quali siano i possibili risultati dell’esame.
Le applicazioni della risonanza magnetica cuore
La risonanza magnetica al cuore viene utilizzata per individuare e analizzare varie patologie cardiologiche, tra cui:
- cardiopatia ischemica acuta e cronica;
- miocarditi;
- cardiomiopatie genetiche;
- valvulopatie;
- patologie del pericardio;
- masse cardiache;
- cardiopatie congenite;
- patologia dei grossi vasi.
La risonanza magnetica al cuore viene considerata un esame fondamentale anche perché, grazie alla sua tecnica, consente di effettuare valutazioni cardiologiche estremamente sensibili, come quella della fibrosi miocardica, dell’ischemia miocardica e la differenziazione tra danni acuti e pregressi dell’infiammazione miocardica.
Quanto dura la risonanza magnetica cuore?
La risonanza magnetica dura circa 30-40 minuti e prevede l’applicazione di elettrodi sul torace del paziente, utili al monitoraggio del battito cardiaco, e di una banda toracica per monitorare il respiro. Durante l’esame al paziente, sdraiato supino su un lettino, in determinati momenti verrà chiesto di trattenere il fiato per 10 secondi.
In alcuni casi può anche essere necessaria la somministrazione a circa metà esame, per via endovenosa, di un mezzo di contrasto. Il mezzo di contrasto consente infatti di effettuare la caratterizzazione tissutale del muscolo cardiaco e del pericardio e di visualizzare i grossi vasi.
Risonanza magnetica cuore: ci sono dei rischi?
La risonanza magnetica è un esame privo di rischi. Non è possibile eseguirla se si hanno pacemaker o defibrillatori elettrodi, neurostimolatori e altri dispositivi ad attivazione magnetica. Anche le donne nel primo trimestre di gravidanza dovrebbero, se possibile, evitare di sottoporsi a questo esame.
È importante anche avvisare lo specialista e i professionisti che eseguono l’esame, in caso si abbiano protesi o delle parti metalliche nel corpo, o ancora se di recente è stato fatto un tatuaggio.