Lo scompenso cardiaco è una complessa sindrome clinica sostenuta dal malfunzionamento della pompa cardiaca che non riesce a soddisfare le esigenze dell’organismo. Ciò comporta un accumulo di liquidi nei polmoni e nelle zone periferiche del corpo. Lo scompenso cardiaco è determinato da varie patologie cardiovascolari e interessa sia il sesso maschile sia quello femminile. Lo scompenso cardiaco, dopo la prima diagnosi, necessita visite ed esami di approfondimento per delineare il trattamento più adeguato per il paziente.
Approfondiamo l’argomento con la dottoressa Daniela Guzzetti, cardiologa e responsabile dell’Ambulatorio dello Scompenso Cardiaco del Cardio Center di Humanitas Mater Domini.
Che cos’è lo scompenso cardiaco?
Lo scompenso cardiaco è una sindrome che determina l’incapacità del cuore di pompare volumi di sangue ottimali per il fabbisogno dell’organismo. Questo provoca una sofferenza a carico degli organi splancnici, che non riescono più a svolgere le loro abituali funzioni. Dal punto di vista clinico si assiste all’accumulo di liquidi sia a livello polmonare (mancanza di fiato) che in periferia (gambe gonfie).
Nella maggior parte dei casi, lo scompenso è sostenuto da una incompetenza del ventricolo sinistro del cuore, ma può coinvolgere anche il ventricolo destro o, nei casi più gravi, ci può essere uno scompenso biventricolare. Lo scompenso cardiaco, inoltre, può essere cronico oppure acuto: in quest’ultimo caso, lo scompenso cardiaco può rappresentare l’esordio di altre problematiche cardiache come l’infarto miocardico o l’embolia polmonare.
Scompenso cardiaco: quali sono i sintomi?
Il principale è la mancanza di fiato, sia sotto sforzo (dispnea), sia a riposo o in posizione supina (ortopnea). Persone che abitualmente svolgono azioni semplici come salire le scale senza provare fatica e, improvvisamente, si accorgono di avere il fiatone dopo qualche gradino, devono prestare attenzione a questo sintomo. Lo stesso vale per chi dovesse accorgersi di avere mancanza di fiato quando si sdraia a letto.
Tra gli altri sintomi correlati allo scompenso cardiaco si segnalano anche:
- spossatezza immotivata (astenia)
- gambe gonfie per l’accumulo di liquidi (edemi declivi)
- improvviso incremento di peso
- tachicardia
- diminuzione della diuresi
Come si cura lo scompenso cardiaco?
In presenza di questi sintomi bisogna fare riferimento al cardiologo che, durante la visita cardiologica valuterà i sintomi ed eseguirà l’elettrocardiogramma (ECG). Se necessario, prescriverà ulteriori approfondimenti, come l’ecocardiogramma. In alcuni casi potrebbe essere opportuno anche il ricovero ospedaliero.
Dopo aver accertato la presenza di scompenso cardiaco, si procede con l’indagine delle cause che lo hanno provocato, abitualmente con il ricovero in ospedale. Qui verranno eseguiti altri esami, tra cui la risonanza magnetica cardiaca e la coronarografia.
La terapia per trattare la patologia e il percorso di follow-up saranno dunque personalizzati in base ai risultati dei test diagnostici e alle necessità del singolo paziente che, una volta dimesso, entrerà in un percorso di monitoraggio ambulatoriale.
I trattamenti per lo scompenso cardiaco vanno generalmente proseguiti per tutto il corso della vita e prevedono la terapia farmacologica e, in assenza di adeguati miglioramenti funzionali, l’impianto di pace-maker biventricolare, con o senza defibrillatore. L’azione del pace-maker, infatti, è volta a sincronizzare gli impulsi elettrici per favorire l’attività del cuore di pompaggio del sangue, mentre il defibrillatore agisce in caso si sviluppino aritmie maligne.
In Humanitas Mater Domini un ambulatorio per lo scompenso cardiaco
In Humanitas Mater Domini i pazienti con scompenso cardiaco sono seguiti attraverso un ambulatorio dedicato all’interno del quale il cardiologo si occupa di tutti gli aspetti legati alla gestione della patologia: dal percorso di diagnosi, al trattamento fino al follow-up. Viene fornito anche un numero di telefono riservato per supportare il paziente in caso di dubbi o necessità mediche.
Importante, infine, anche il rapporto con il paziente che all’interno dell’ambulatorio viene informato circa la patologia e il percorso di cura, in modo che possa affrontare con maggior consapevolezza le difficoltà.