I disturbi della funzionalità del cuore, come coronaropatia o cardiopatia ischemica, sono patologie che possono provocare alterazioni del flusso cardiaco e, se non controllate, evolvere anche in manifestazioni cliniche acute.
Individuarli in anticipo è molto importante. Tra gli esami che permettono allo specialista di valutare il flusso cardiaco, vi è il test da sforzo (o test ergometrico), un esame che fornisce informazioni dettagliate sulla funzionalità cardiaca.
Ne parliamo con il dottor Mauro Borchini, cardiologo del Cardio Center di Humanitas Mater Domini e medico affiliato C.O.N.I. (Milano).
Come si svolge l’esame?
Durante il test da sforzo, al paziente è richiesto di eseguire uno sforzo controllato camminando su una pedana mobile o pedalando su una cyclette, la cui intensità aumenterà progressivamente. Il cuore, sotto sforzo, necessita di un maggior afflusso di sangue e così si verifica un graduale aumento di pressione arteriosa e frequenza cardiaca. Dal momento dell’inizio dell’esame alla sua conclusione, viene registrato l’elettrocardiogramma (ECG) per rilevare le eventuali anomalie.
Il test da sforzo non è un esame invasivo: durante lo sforzo fisico degli elettrodi (piccoli dischi metallici applicati al petto e collegati a un monitor) registrano i battiti del cuore, che vengono controllati in tempo reale dal cardiologo.
L’ambulatorio di Humanitas Mater Domini consente di eseguire il test da sforzo con cyclette: uno strumento più versatile e compatibile con le diverse esigenze cliniche dell’utenza.
A cosa serve il test da sforzo?
Il test da sforzo serve per valutare la capacità funzionale dell’individuo ed è fondamentale per la corretta prescrizione dell’esercizio fisico.
Grazie a questo test, lo specialista può individuare la presenza di variazioni dell’elettrocardiogramma (ECG) indotte dal progressivo aumento di intensità dello sforzo fisico e ottenere così un quadro completo delle condizioni del flusso di sangue attraverso le coronarie. Si tratta di dati utili a esaminare una molteplicità di parametri, come la frequenza cardiaca e la conduzione atrioventricolare, a individuare la presenza di aritmie atriali o ventricolari e a valutare una cardiopatia ischemica, nota o sospetta.