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Tumore alla cervice uterina: cause e prevenzione

È il primo tumore riconosciuto dall’Organizzazione Mondiale della Sanità come totalmente riconducibile a un’infezione. Parliamo del tumore alla cervice uterina, la neoplasia che interessa il collo dell’utero, provocata dal papillomavirus umano (HPV). 

Di cosa si tratta? Approfondiamo l’argomento con la dottoressa Serena Del Zoppo, ginecologa di Humanitas Mater Domini e dei centri medici Humanitas Medical Care.

Cos’è l’infezione da papilloma virus? 

Si tratta di un virus che si replica sfruttando le cellule della pelle e delle mucose, promuovendone una crescita eccessiva che causa formazioni di condilomi e papillomi. I tipi più pericolosi di papilloma virus sono quelli che provocano lesioni che evolvono in patologie maligne delle vie respiratorie (come laringe, faringe, lingua, tonsille, palato, naso) e dei genitali maschili e femminili. 

L’infezione genitale da papillomavirus si trasmette principalmente attraverso i rapporti sessuali, anche se non necessariamente completi. Generalmente, invece, le infezioni delle vie respiratorie (o del cavo orale) si trasmettono attraverso rapporti orali, per contatto tra mucose orali e genitali. 

Il rischio di contagio o infezione può essere maggiore in presenza di alcuni fattori di rischio, tra cui la presenza di altre infezioni sessualmente trasmesse, promiscuità sessuale, immunodepressione, abitudine al fumo. 

Tumore alla cervice uterina: i sintomi

Il tumore alla cervice uterina tende ad essere asintomatico durante gli stadi iniziali. Quando diventa sintomatico, invece, si può manifestare con dolore all’addome e sanguinamento.

Quando il tumore è a uno stadio molto avanzato, i sintomi possono comprendere:

  • affaticamento
  • dimagrimento
  • scarso appetito
  • sangue durante la minzione
  • sanguinamento dopo i rapporti
  • perdite vaginali persistenti e anomale

Prevenzione e diagnosi precoce del tumore alla cervice uterina

La prevenzione primaria del tumore alla cervice uterina avviene attraverso il vaccino anti papillomavirus, che non contiene il virus, ma la capsula virale priva del  DNA o dell’RNA del virus. 

12 anni è l’età ideale per sottoporsi alla vaccinazione, sia per i maschi che per le femmine.

Il vaccino 9-valente si è dimostrato molto efficace nelle donne non ancora infettate nel prevenire le lesioni provocate HPV ad alto rischio e dovrebbe proteggere da circa il 90% dei tumori.

Il tumore alla cervice uterina ha un’evoluzione lenta e, dunque, è molto importante anche la prevenzione.

A partire dai 25 anni, nelle donne non vaccinate per HPV,  l’esame di riferimento è il pap test, da eseguire ogni tre anni. Si tratta del primo esame utile al percorso di prevenzione e diagnosi precoce che, se eseguito regolarmente, può aiutare ad identificare le displasie, cioè le alterazioni pre-tumorali, consentendone un trattamento precoce, prima che evolvano in tumori.

Nelle donne che hanno ricevuto il vaccino entro i 15 anni, lo screening regionale inizia invece a 30 anni. Da questa età , diventa importante il test HPV, che consiste in un esame di laboratorio per la ricerca del DNA del virus e viene eseguito su materiale prelevato in modo molto simile al Pap test.

Se l’HPV test risulta negativo, lo screening prevede controlli ogni 5 anni; in caso contrario, sullo stesso materiale prelevato, viene eseguito anche l’esame citologico (pap test), allo scopo di ricercare eventuali anomalie nelle cellule, indotte dalla stessa infezione virale.

Se il pap test risulta negativo, alla donna viene consigliato un ulteriore prelievo di controllo dopo 1 anno. A pap test positivo invece viene consigliato un esame di approfondimento, detto colposcopia, allo scopo di identificare precocemente aree alterate sul collo dell’utero. Se l’esame istologico identificasse una alterazione del collo dell’utero di alto grado, tale alterazioni si può asportare chirurgicamente, prevenendo così la sua evoluzione maligna.

Fonti: https://www.salute.gov.it/portale/p5_1_1.jsp?lingua=italiano&faqArea=tumori&id=273 

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