Vertigini: un’alterata percezione della posizione e del movimento del nostro corpo rispetto allo spazio (vertigine interna) o viceversa (vertigine esterna). Spesso la sensazione è quella di una rotazione, ma può anche essere quella di inclinazione, di instabilità. A seconda della causa, la durata può variare da secondi a giorni e l’episodio può essere unico ed isolato o ricorrente. Spesso comportano conseguenze importanti sulla qualità della vita di chi ne soffre.
Esistono diverse forme di vertigine: la vertigine parossistica posizionale benigna (quella più frequente), l’emicrania vestibolare, la neurite vestibolare, la malattia di Ménière, le vertigini vascolari da ischemia cerebrali e le vertigini da altra causa neurologica (infiammatoria, tumorale, malformativa). Talvolta, e non raramente, hanno una causa o una componente psicogena. In alcuni casi non si riesce ad identificare una causa apparente.
Ne parliamo con il prof. Maurizio Versino, neurologo di Humanitas Mater Domini e dei centri medici Humanitas Medical Care.
Che cos’è la vertigine parossistica posizionale benigna?
La vertigine parossistica posizionale benigna (canalolitiasi) è la principale causa di vertigini.
La parte più interna dell’orecchio contiene delle strutture tra di loro comunicanti, complessivamente denominate labirinto, destinate a rilevare le accelerazioni lineari (spostamenti avanti e indietro, in alto e in basso, verso destra e sinistra) ed angolari (le rotazioni) del capo. Le prime sono rilevate dai recettori contenuti nell’utricolo e nel sacculo, mentre le seconde dai canali semicircolari. I recettori di utricolo e sacculo, ma non quelli dei canali semicircolari, inglobano dei cristalli di carbonato di calcio chiamati otoliti.
Gli otoliti possono “staccarsi” dalla sostanza gelatinosa che li ingloba e accidentalmente entrare all’interno di un canale semicircolare alterandone la funzionalità. Ad esempio può accadere che quando il soggetto compie un movimento di rotazione del capo (tipicamente mettersi o alzarsi dal letto, guardare in alto e all’indietro, girare nel letto), per il movimento all’interno dei canali semicircolari degli otoliti, la sensazione di rotazione viene trasmessa anche quando questa nella realtà è terminata, alcuni esempi: sono sdraiato a letto e fermo, ma il canale semicircolare (posteriore) invia dei segnali al cervello come se stessi facendo delle capriole all’indietro, oppure mi sono girato nel letto e sono fermo ma il canale semicircolare (laterale) invia dei segnali come se fossi stato montato su un gira-arrosto.
Quali sono le cause della vertigine parossistica posizionale benigna?
Si possono identificare 2 meccanismi necessari all’innesco della VPPB. Il primo è il distacco degli otoliti dalla membrana gelatinosa nella quale sono conglobati e la causa è più spesso sconosciuta (idiopatica), ma le vertigini successive ad un trauma cranico sono quasi sempre delle VPPB. Il secondo è l’entrata degli otoliti nel canale semicircolare e, quindi, si tratta di un fattore casuale.
Quali sono i sintomi?
Il sintomo caratteristico della VPPB è una vertigine rotatoria intensa, di breve durata (circa 1 minuto), scatenata dai cambiamenti di posizione della testa. La direzione (vedi quanto abbiamo scritto sopra) e la rapidità del movimento sono determinanti nello scatenare la vertigine.
È importante sottolineare che è l’atto di cambiare posizione e non il mantenimento di quella posizione che scatena la vertigine; in altri termini se si mantiene la posizione raggiunta, la vertigine si risolverà in breve tempo (come abbiamo detto, circa 1 min). Per fare un esempio, nel caso della VPPB del canale posteriore: il soggetto si sdraia a letto e scatena la vertigine; rimane a letto e non ha più la vertigine; si rialza dal letto e ricompare la vertigine; rimane in piedi e cammina e non avverte più la vertigine, ma potrebbe essere un po’ instabile.
Qual è la sua evoluzione?
Gli otoliti entrati nel canale semicircolare possono casualmente uscirne o essere riassorbiti, ma fintanto che permarranno nel canale semicircolare, i cambiamenti di posizione nella direzione efficace potranno indurre la vertigine. Pertanto la vertigine parossistica si presenta normalmente come un “grappolo” di brevi episodi di vertigine, e la durata totale di questo grappolo potrà variare da pochi giorni a diverse settimane. Le manovre liberatorie (vedi dopo) riducono questa durata.
Vertigine parossistica posizionale benigna: come si fa la diagnosi
La diagnosi richiede l’esecuzione da parte del medico delle manovre diagnostiche di posizionamento rapido. La manovra consiste nella mobilizzazione rapida del paziente secondo uno schema preciso e diverso per i canali posteriore e laterale. Il medico dovrà osservare se la manovra, oltre alla vertigine, induce nel paziente la comparsa di un movimento involontario degli occhi, chiamato nistagmo parossistico. Nel caso in cui le caratteristiche del nistagmo siano quelle tipiche, la diagnosi è fatta e non richiede ulteriori accertamenti.
Come trattare la vertigine parossistica posizionale benigna?
Il trattamento della vertigine parossistica posizionale benigna prevede l’esecuzione di manovre di mobilizzazione del paziente finalizzate a far uscire gli otoliti dai canali semicircolari. Si tratta di manovre molto simili a quelle diagnostiche, ma etichettate come liberatorie in ragione della loro finalità. Spesso una sola manovra è sufficiente per risolvere il problema, anche se è possibile che persista per alcuni giorni una lieve sensazione di instabilità.
Chi diagnostica e tratta la vertigine parossistica posizionale benigna?
Un medico esperto in disturbi vertiginosi e dell’equilibrio, il neuro-otologo o l’oto-neurologo, che può essere un neurologo od un otorinolaringoiatra. E’ importante che la diagnosi sia fatta o confermata da questa tipologia di medico perché nel caso in cui la manovra sia positiva, la diagnosi è certa, possono essere eseguite le manovre liberatorie e non si incorre nell’errore di attribuire il disturbo vertiginoso ad un problema di artrosi cervicale per la sua relazione con i cambiamenti di posizione della testa.
Nel caso in cui le manovre diagnostiche siano negative, o le caratteristiche del nistagmo non siano quelle tipiche o non si abbia una risposta alle manovre liberatorie è necessario valutare altre ipotesi, completare l’esame clinico e considerare la possibilità di eseguire delle prove strumentali.
La vertigine parossistica posizionale benigna in sintesi.
La VPPB è una vertigine molto frequente, intensa, rotatoria, di breve durata e scatenata dai cambiamenti rapidi di posizione della testa. Si tratta di una vertigine benigna perché si risolve anche spontaneamente, ma magari nell’arco di alcune settimane, e non lascia disturbi residui.
La diagnosi si basa sull’esecuzione di manovre specifiche. Il trattamento, per velocizzare il recupero, si basa sull’esecuzione di manovre, simili a quelle diagnostiche, che possono essere eseguite nella stessa visita ambulatoriale in cui è stata fatta la diagnosi. I farmaci non servono. Il medico di riferimento deve essere esperto in vertigini, e può essere un neurologo o un otorinolaringoiatra.